domenica 29 giugno 2008

gay pride 2008


Ho deciso di andare al gay pride pur non avendo mai avuto prima particolari sentimenti di rivendicazione e riscossa per i diritti degli omosessuali, accontentandomi di nutrire nel mio intimo un sufficiente senso di tolleranza, ossia con riserve riguardo a certi temi, come l'educazione dei figli. Ho deciso di parteciparvi come spettatrice, non proprio mascherandomi, ma un po' lasciandomi contagiare dall'idea di libertà corporea che sentivo emanare dall'idea della parata. Così mi sono vestita, semivestita, armata di macchine fotografiche ed eccomi là. Una parata tranquilla, una passeggiata fatta da 250000 persone (e personaggi!), ma senza trasgressioni troppo inquietanti, con tanto di vecchiette omaggianti di sorrisi alle finestre.
Poi l'arrivo in piazza 8 agosto, l'intervento toccante di V. Luxuria, quello del presidente del Cassero (eminente circolo Arcigay bolognese), quello della presidente dell'Arcilesbica e dell'associazione dei transgenders.
Dicevo "toccante" il discorso della Luxuria perchè, a dispetto della mia quasi-indifferenza iniziale, mi sono ritrovata ad apprezzare una consistente pelle d'oca sulle braccia nonostante il caldo opprimente. Ha espresso un concetto fondamentale: quello di una democrazia non ipocrita, veramente tollerante, veramente aperta alla varietà dei suoi partecipanti. Poichè non è possibile nello stesso tempo ammettere certe libertà e negarne altre, e chiamare tutto questo democrazia.
Una vera democrazia deve essere aperta per statuto alle diversità, "perchè se loro chiamano questo una mascherata, io dico che sono loro che per primi indossano una maschera, quella dell'ipocrisia!". Una società che non riconosce i diritti degli omosessuali non è credibile come democrazia, significa che pur accordando certi diritti non è fondamentalmente e visceralmente libera, ma semmai adotta delle misure tipiche di una democrazia. I diritti degli omosessuali diventano così in un certo senso l'indicatore del livello di profondità democratica di una società.
Un'altra mia riserva riguardava un fastidio che provavo nei confronti dello stile comunicativo vigente nella comunità gay. Un certo modo di adottare da parte dell'omo-maschio questa femminilità terribilmente esasperata, improbabile, con certe inflessioni della voce che nemmeno la più fighetta delle ragazze etero si permetterebbe, qualcosa che viene usato solitamente per schernire i gay e che poi stupisce riscontrare per davvero. Dopo 40 minuti di parata tutti e tutte parlavano con quell'inflessione ("sei pazzzaa!!"). Ma a quel punto l'ho trovato naturale e me lo sono spiegato: noi ci serviamo di diversi registri, diversi vocabolari, diverse voci e diverse tonalità a seconda delle persone con cui parliamo. Con il gruppo di amici usiamo uno slang, un linguaggio particolare, giustificato proprio dallo stare in gruppo. A volte una battuta divertente viene rievocata tante volte da diventare un intercalare, e così un tono della voce, una pronuncia storpiata, iniziata per gioco ma poi diventata contraddistintiva del parlare con quelle determinate persone. E più l'identità di un gruppo è forte, più potenti saranno gli stili che promuove. A questo punto non c'è da stupirsi se in una comunità come quella gay, in cui il senso identitario è così forte, il cliché corrisponde al vero, perchè si diffonde, distingue, identifica.
Insomma, sono tornata a casa soddisfatta, con la mia magliettina che lasciava poco all'immaginazione. Mi sono imbattuta in persone che non erano state al gay pride o non ci hanno cavato un minimo di insegnamento. Mi sono sentita indirizzare non parole, ma fischi, frasette da tipico cafone italiano, richiami di quelle che si fanno a gatti e cani, tutto nel giro di 50 metri. E tutto questo nella strada più alternativa di Bologna. Mi sono buttata in casa incazzatissima e frustrata, urlando con il mio ragazzo che gli uomini sono degli stronzi, che sono così arroganti da permettersi di girare a petto nudo senza vergogna e io non mi sognerei mai di trattarli come dei semplici petti, invece io nei cinque minuti precedenti non sono stata per gli altri nient'altro che un appetibile pezzo di carne ecc, ed ero così arrabbiata..
Poi ho pensato che se fossi dentro di me un po' più sicura della mia sessualità, della mia femminilità, del mio essere corpo e cioè persona, forse verso chi mi aveva chiamato "ehi belle tette" avrei potuto, anzichè aggrottare le sopracciglia e tirare dritto, voltarmi con fierezza, alzare disdegnoso il mio petto e compatire chi non poteva guardare oltre quello, chi si muoveva in quest'antro scarso di significati.
Volevo concludere così perchè mi sembrava pertinente, perchè come ha detto Vladimir Luxuria "Qui si parla anche di sessualità, e ogni celebrazione della sessualità è sempre apprezzabile".
(nella foto: una donna musulmana osserva un gruppo di trans -che non appaiono in foto!)

giovedì 26 giugno 2008

poi sono andata a vedere come sudava la città


rovente! è difficile pensare, dormire, studiare..non sto facendo praticamente nulla da tre giorni, nulla di intellettuale, come le tre succitate operazioni (sì, anche dormire!). sguinzaglio le mie energie ad un agguerrito pragmatismo. oggi per esempio ho ricevuto la bolletta fastweb e ho chiamato immediatamente la guardia di finanza.

mercoledì 25 giugno 2008

germania - turchia e vedovelle

ecco fatto,
mi hanno tolto il dente e ha smesso di piovere: adesso fa caldissimo a bologna, ogni giorno la mia città(per acquisizione) si vede sui tg in torride inquadrature dell'unica fontana metropolitana.
no, davvero, so che ce ne sono altre, ma poche, per una città che non bacia il mare e dovrebbe sentire una certa smania di almeno vedere l'acqua. non sono un'amante di pompose composizioni di putti e amorini e vergini poppanti acqua senza posa, in un giubilo di spreco barocco.
ma una vedovella, un carissimo drago verde..che si veda che è lì apposta per chi ha sete. magari con una panchina accanto..ma no, nelle città moderne non si sosta, non ci si riposa, si compra l'acqua nei bar del centro e si gira semmai con un bastone che si trasforma in sgabello.
mi fa impazzire questa cosa che non ci si può sedere!!
sarà solo una sensazione la mia, ma come dimenticarsi che il divieto di sedersi era stato un'ordinanza del nostro major..che ansia!
spariscono le panchine, spariscono i fiordalisi, e anche i denti.
ma è possibile che per farsi togliere qualcosa bisogni pagare 350 euro? io non lo so, infatti mi sto documentando. ho il timore che mi passi inosservata (seppur difficile con questa cifra) un'altra delle cose anormali che succedono in italia ma che vengono ormai scambiate per normali.
comunque basta tristezze! io, fan del gioco del pallone a tempo determinato, perchè il campionato è troppo lungo, ma gli europei e i mondiali no, stasera devo decidere se tiferò per la turchia o per la germania, entrambe a me care per ragioni personali.
solo un dato per lasciar comprendere la portata dell'evento: 2,4 milioni di turchi vivono ora in germania (dato Turkish Weekly). si immagini che cosa significa essere un tifoso turco in germania quando sei nato, che so, a berlino, e i tuoi figlioletti a scuola imparano il tedesco..ma stampati nel cuore e nel sangue hai tutti i simboli e gli usi e gli strumenti della tua cultura madre, lontana ma non troppo, se a per esempio a berlino abiti a kreuzberg..
quindi sarà una partita avvincente, una buona occasione per unire, il pallone della comunicazione
oppure no!

martedì 17 giugno 2008

io divento un individuo pubblico

che emozione! inizio questo blog oggi, martedì17 giugno, ore 20.35. che dire? ci sarebbero tante cose da dire..per ora starò umilmente in una fase di rodaggio, senza troppe pretese, tanto per vedere che effetto faranno le mie parole scritte quassù.
per esempio potrei dire che lunedì vado finalmente a togliermi il mio primo dente del giudizio (e ho 26 anni, si direbbe che era ora!), eppoi che non smette mai di piovere e infine che sta per cominciare la partita (italia-francia) perciò per ora basta così.