martedì 13 ottobre 2009

La casa sull'autobus

Mi piacciono gli autobus. L'autobus vuol dire "città", per me che vengo da un paese in cui si va in piazza in bici e al cinema in macchina. Mi piace salire sull'autobus e starci per almeno un quarto d'ora. Prima di andare alla fermata scelgo il libro che leggerò durante il viaggio. Abito molto lontano dal centro, quindi ho molto tempo a disposizione. Posso davvero immergermi nella lettura. L'autobus passa in media ogni 15 minuti, in questa zona periferica della città. Così, se mi rendo conto che dovrò aspettare a lungo, mi siedo sotto la pensilina e inizio a leggere. Poi l'autobus arriva, seleziono il posto a sedere, scartando quelli riservati agli invalidi, agli anziani e alle donne incinte, e prediligendo quelli con lo scalino e quelli orientati nel senso opposto alla marcia, dove solitamente neanche il vecchiettino più instabile osa chiederti di cedergli il posto. Poi mi accoccolo alla meglio nella mia nuova postazione e apro il libro. Qui è la mia nuova intimità, uno spazio temporaneo tutto mio, in cui mi sento perfettamente a mio agio, in quieta e tacita alleanza con l'autista (visto che ci teniamo compagnia per buona parte del viaggio) e con eventuali altri abbonati del servizio dei trasporti pubblici. Ecco, infatti: l'abbonamento. La disinvoltura con cui salgo e scendo dagli autobus, senza l'ansia di timbrare, munirsi del titolo di viaggio, senza controllare che non si sforino i sessanta minuti. Forse è proprio l'abbonamento, questo piccolo bigliettino un po' più lungo degli altri, che mi consente questa simbiosi con il mezzo di trasporto. E poi sicuramente il fatto di non doverlo condurre, di lasciarmi trasportare.. una specie di passività quasi sensuale, e che distende ogni singolo nervo. Infatti ieri sera mentre andavo in città ho estratto il mio libriccino; ma poi ho dato un'occhiata fuori e ho notato che era già buio, alle 19:30. Ho pensato che era arrivato l'autunno. Allora ho richiuso il libro e l'ho rimesso nello zaino. Mi sono assopita nel fiume di luci e vetrine che scorreva fuori dai finestroni dell'autobus. E infatti l'ho visto, l'autunno, che era annidato in mezzo ai passi dei passanti, nello scrosciare del fogliame, nel riflesso del faro di un'auto sul portone di un condominio. Era solo rintanato e aspettava un'entrata eclatante. Oggi l'ultimo temporale.