venerdì 18 luglio 2008

Voglia di teorie

Sotto il sole estivo, non tutto è ben rischiarato dalla luce della Definizione, e proprio per questo motivo, capita che bruci ancora di più. I dubbi si fanno scottanti, sotto il sole cocente, e poichè non è sempre un bene arrostirsi nel dubbio, ho deciso di provare a spiegarmi come e perchè si verificano certi fenomeni.
Parliamo per esempio di Motivazione. Quali sono e come si attuano i processi psicofisici che portano che so..un cittadino a votare per il cav.Berlusconi? A desiderare di vederlo al potere. Questo mio dubbio non riguarda naturalmente tutti quei bravi furbacchioni ben coscienti di ricevere benefici da questo fatto. Perchè se tu vedi la lotta per la sopravvivenza ogni giorno consumarsi nel portafoglio, non vedo in quale modo l'on.Berlusconi possa esserti d'aiuto.
E dico che in questi giorni di contrasto parlamentare efferato dovrebbe essere evidente che quello non è proprio un partito "altruista" (lo è solo per pochi e selezionati "altri", tra cui gli "altro dalla legge").
Ma forse mi sbaglio, visto che questa tattica governativa che io chiamo "evidente" non è assolutamente una novità, quindi il tempo di rendersi conto di che pasta..c'era, c'era.
Ma allora, come si giunge a votare per il Gran Magnate, titolare di domini e demani?
La mia teoria. Premesso che in Italia la politica assume sempre più i connotati dell'inverosimile, come improbabile diventa appassionarsi alla politica;
di conseguenza si leggono i giornali in fretta e in furia, giusto per sapere cosa succede, o non si leggono i giornali, nel totale rifiuto, nel globale misconoscimento della politica;
si crea allora una grossa porzione di cittadinanza che non si raccapezza più, non ci capisce di politica, e tutti quei senatoroni, quei deputatoni, quegli economistoni, professoroni, opinionistoni chissà cosa dicono;
ma ecco finalmente qualcuno che parla come il nostro barista, ecco qualcuno con cui proseguire i discorsi fatti dalla parrucchiera! Sembra profilarsi un'orizzonte di comprensibilità, ora finalmente si può capire la politica!

Certo, questo non spiega ancora nulla, non ho ancora sfoderato l'asse portante della mia teoria: esiste un meccanismo psichico-entusiastico che fa sì che Comprensione e Adesione vengano identificate, identificazione catabolizzata dalla carica di soddisfazione liberata nel momento decisivo del comprendere, quella sensazione di perfetto combaciare, di obbligata consequenzialità logica carpita.
Improvvisamente un lessico diventa accessibile, si dispiegano nella mente i Significati prima solo vagamente sospettati. Poi forse in virtù di tale entusiasmo, tale ordine logico appare come il solo possibile e quindi anche quello da perseguire, e quasi per magia ci si ritrova berlusconiani, forza-italietti.
Questa adesione rende finalmente possibile commentare le notizie del tg, forchetta alla mano e boccone malmasticato, fischiettare nervosamente o profondersi in "tsk" quando qualcuno usa espressioni come "diritti dei migranti" "reddito sociale" "rispetto dell'ambiente" e tacciarlo di comunismo, con sotto il sorriso beffardo di chi ne sa.
E poi diciamoci la verità, questo italiano che è il sig. Berlusconi, ben si addice, calza splendidamente con il modello dell'italiano pigro, disimpegnato, menefreghista, dozzinale, dotato di quella scaltrezza che fa la cresta agli onesti e fa vincere nel mercato. Quando penso a questo prototipo di italiano penso sempre ad una faccia in ghigno che si frega le mani.
Ora, trovo la mia teoria impeccabile, tranne che non spiega perchè poi, di fronte all'evidenza, di fronte allo smascheramento del Grande Scaltrone, non avviene il feed-back, perchè è così difficile ricredersi, che cosa si rompe.
La metà della popolazione italiana ha optato per uno stato criminale che sceglie di poter infrangere la legge, che fa di libito licito, che fa diventare legge il poter non rispettare la legge.
A tutti questi votanti un sentito

perchè?

martedì 1 luglio 2008

quello che non va bene/1

Per fare un dispetto a chi dice che non mi esalto mai così tanto come quando devo lamentarmi di qualcosa, mi lamenterò di qualcosa, a puntate.
Oggi volevo esporre le mie considerazioni sulla ricerca del lavoro.
Quanto è fatta la frase "bisogna sapersi vendere"? Eppure è un mostro che passa inosservato. Posso scrivere 10 curricula differenti, e tutti quanti parleranno di me, dopo che avrò compiuto un severissimo lavorio di scarti e selezioni, omissioni e aggiunte. Ne risultano 10 me diverse, una che nasconde il suo lato giocoso e teatralico per proporsi come impiegata di posta, un'altra che ha sempre le mani in pasta e ama sudare per candidarsi come cameriera ai tavoli, un'altra con il sorriso smagliante e con un po' di puzza sotto il naso per fare la commessa.. e poi devi poter dimostrare che
vuoi fare quel lavoro, ti si chiede: "Perchè vuoi fare questo lavoro?"
Ma da quando uno cerca lavoro prima di tutto perchè vuole lavorare? Se così fosse non ci sarebbe nemmeno il problema della disoccupazione, ci sarebbe il posto giusto per ogni persona. Purtroppo non è così, soprattutto quando stai studiando e la professione della tua vita la stai ancora costruendo. Questo dovrebbe essere dato per scontato! E invece no! Ci devi avere la passione per fare la commessa in un centro commerciale per tre mesi estivi a sostituire chi va in vacanza, non importa se hai una gran voglia di lavorare, se sei sveglia, fiduciosa, magari anche intelligente e dopo 4 giorni una brava commessa. No, devi avere l'esperienza! Sono povera in canna ma non credo proprio che mi manchi l'Esperienza! Ma che importa, sono un nulla in quel momento, rientro in tabelle, tutta spaccata in pezzettini.
Dopo una giornata a mandare curricula e a stringere mani, mi sento così stanca, ridicolizzata e sminuita che vedo nemici ovunque.
Solo un curriculum oggi ho spedito piena di gioia, perchè potevo dire la verità. Ma chissà che abbia esagerato, perchè forse si sbaglia anche a mostrare l'entusiasmo, perchè "noi vogliamo una persona che lavora", che scandalo trovarsi invece un individuo.
Bisognerà seguire l'illuminante parere di Italo Calvino, assolutizzarsi in "una difficile regola" che "una persona si pone volontariamente" "perchè senza di questa non sarebbe se stesso né per sé né per gli altri"; e prima:
O non piuttosto perchè vera integrazione umana non è in un miraggio d'indeterminata totalità o disponibilità o universalità ma in un approfondimento ostinato di ciò che si è, del proprio dato naturale e storico e della propria scelta volontaria, in un'autocostruzione, in una competenza, in uno stile, in un codice personale di regole interne e di rinunce attive, da seguire fino in fondo?
[Nota 1960]