mercoledì 24 settembre 2008

Sui campi nomadi.

Sto lavorando per una coop in appalto con Hera, la società di servizi ambientali della città di Bologna, una collaborazione di circa un mese che mi porta in giro per le case della campagna e della collina per informare la gente su come fare la raccolta differenziata, che per questi quartieri comincerà da novembre ad essere porta a porta. Ieri sono capitata in un campo nomadi, che non era nell'elenco dei miei contatti ma mi sono fermata un po' per curiosità, un po' perchè fa parte del mio lavoro segnalare i contatti non presenti in elenco.
E mi viene da dire: che bello! Sono entrata sulla soglia di quel campo con sei casette fornite dal Comune con tutti i servizi e le roulottes di circa 80 famiglie. Mi sono venuti incontro un signore sui sessanta, una donna e dei bambini. Io ho cominciato a spiegare cosa ci facevo lì, mostrando loro i miei gingilli, bidoncino e sacchetti vari..e loro ascoltavano, spiegavano, sorridevano. Sì infatti, niente di eccezionale, normalissimo. Appunto! Mi sarebbe piaciuto fermarmi un po', continuare a chiacchierare, bere un caffè..ma stavo lavorando. La strada che porta là è la Persicetana, a quell'ora trafficata e linciata dalla fuga dei camion, e naturalmente non ha un marciapiede, bisogna camminare sul ciglio tra la riga bianca e il gard rail. Quel signore gentile mi ha proposto di accompagnarmi in macchina alla mia macchina, ma io non volevo che si disturbasse, mentre d'altro canto non volevo che pensasse che diffidassi di lui. C'era un tono, nella sua voce, quando mi spiegava, che sembrava..non so come se domandasse perdono ad ogni parola, come se dovesse giustificare la sua presenza..chissà quante pressioni deve subire questa gente.
Deposito qui questo sentimento leggero e dolcissimo. Non è tutto brutto questo mondo.

Perchè i democratici votano repubblicano.

Vorrei comunicare la mia soddisfazione paraprofessionale nel leggere l'articolo di Alexander Stille uscito su R2 di Repubblica il 19 settembre. Analizzava il fenomeno di molti votanti americani che sacrificano il loro voto contro il proprio interesse; vale a dire: nonostante i dati mostrino che sotto ogni governo retto dai democratici i salari salgono e l'economia cresce, si finisce per votare repubblicano. E' quello che succede in Italia, vero?

Stille si spiega tutto questo con il fenomeno dell' identificazione. Cito: "La televisione dà l'impressione o l'illusione che l'elettore possa conoscere i candidati, entrare in intimità con loro". Naturalmente da questo punto di vista le possibilità per un candidato di essere eletto dipendono dalla sua capacità di farsi show-man e psicomante e di avvicinarsi alla sua audience. Infatti Stille nota che gli unici candidati democratici che hanno vinto negli ultimi 40 anni sono stati Jimmy Carter e Bill Clinton, del quale scrive: "..dall'alto della sua laurea prestigiosa, sa parlare il linguaggio di un allevatore di maiali dell'Iowa o di un meccanico, oltre a muoversi perfettamente a suo agio tra le stelle del cinema o i premi Nobel".

Questo è un dono che i nostri politici di sinistra non possiedono, viste le difficoltà che un loro messaggio incontra nel tentare di farsi strada uscendo dalla scogliera di paroloni in politichese in impeccabile /R/ moscia. Ma lo faccio dire a Stille:
Lo stesso è accaduto in Italia. La vecchia politica era guidata dai partiti ed era molto paternalistica. La gente accettava il fatto che i politici dovessero essere più istruiti e che si esprimessero in maniera diversa dalla gente comune. (Nel primo parlamento dopo la seconda guerra mondiale c'era una percentuale di laureati superiore ad oggi, nonostante livelli ben inferiori di alfabetizzazione). Parte del successo di Berlusconi e Umberto Bossi ha un comune denominatore, l'uso del linguaggio della gente comune, persino volgare, osceno, che fa orrore alle élite colte ma crea identificazione in molti elettori. I due hanno portato in parlamento gente dotata di pochi titoli tradizionali, molti senza neppure una laurea. Quello che conta non sono le politiche che portano avanti, bensì il senso di identificazione.
Forse Stille non troverebbe la mia tesi ( quella esposta in Voglia di teorie) troppo strampalata.


martedì 2 settembre 2008

quello che non va bene/2

il favoloso mondo del lavoro.
Eccomi di ritorno da una decina di giorni di vacanza nordeuropea, dove ho sviluppato un consistente strato di invidia per l'ordine e la naturalezza con cui vige il rispetto verso gli altri e la possibilità di lasciare le mucche libere a lato dell'autostrada. Eccomi ritornata al lavoro, il primo lavoro dopo un'estate di ricerche affannose ed inutili. Un lavoro veramente..che parole usare, non volendo immettere parolacce? I diritti più basilari dei lavoratori schiacciati spudoratamente: nessun limite allo straordinario, pagato come il lavoro ordinario, pure se si tratta di straordinario notturno e per di più festivo. Io e la mia amica-collega abbiamo da subito messo in atto una minuscola battaglia sindacale, quasi per gioco, quasi per provare cosa e come funziona. Prima di tutto, il lavoro ci viene proposto via sms. Noi accordandoci rispondiamo entrambe: "va bene, ma con un contratto che specifichi paga oraria e trattamento straodinari". Forse la ragazza si sarà fatta un risolino divertito prima di richiamarci e dire, ma certo: tutto a posto! La prima sera andiamo a casa alle 4 di notte, dopo 11 ore e mezza di lavoro. La sera dopo alla stessa ora, dopo 11 ore. Ne parliamo con la ragazza, che fa parte del triumvirato di capi, insieme con il fidanzato e la suocera. Le chiediamo: ma questi straordinari à go go? Ci spega impazientemente di non rompere le palle che 7 euro all'ora sotto contratto è un forfait tra straordinario e ordinario! Che se non ci va bene possono tranquillamente rimpiazzarci! Io ribatto che non è così semplice, dato che abbiamo firmato un contratto. Lei risponde che non dobbiamo avere paura, se non ce la facciamo, possiamo tranquillamente parlarne con la vecchia. Alle 23:30 mi avvicino cautamente quasi strisciando alla vecchia che sta in piedi grazie agli antibiotici (arriverà a consigliarceli, per smettere di lamentarci) e le sibilo: " se stasera non c'è molto da fare..potremmo andare a casa prima?queste due sere è stata davvero dura.." vengo investita da una valanga di insulti e minacce di licenziamento, accuse di non darmi da fare, di non sapere che cos'è il lavoro, e questo si protrae per un'ora, in dialetto forlivese. Alla fine non so cosa succede, ma alle 00:30 ci manda a casa e ci raccomanda di riposarci il giorno dopo e di aspettare la sua chiamata...
Mi fermo qui perchè il mio scopo non era una cronologia di fatti, ma solo un invito a calarvi nel favoloso mondo del lavoro che ci si apre, alla frustrazione di essere trattati come macchine produttrici di qualche cosa (confezionatrici di piadine alla festa del PD, in questo caso), nonostante la nostra vita, il nostro bagaglio, la nostra intelligenza più o meno grande, la nostra dignità.
La catena di negozi "Goldenpoint" aveva fino a qualche giorno fa affisso in vetrina un cartello con scritto "ricerca personale senza esperienza per periodi di formazione". Sono entrata a chiedere. Premetto che sui numeri che riporterò non ci metto la mano sul fuoco perchè la memoria difetta, ma più o meno la descrizione della missione suonava così: un anno full-time con un rimborso spese simbolico (300€?) per imparare i segreti della commessologia! Mi chiedo come questo possa essere legale! Uno sfruttamento di manodopera legalizzato, ma chi l'ha permesso? Questo significa "trovare l'america", presumo, per i signorini del Goldenpoint: far lavorare la gente gratis e intascarsi tutto il ricavo!!
Ho fatto incubi di matrigne terribili, di nonne tiranne e sadiche e di schiaviste ciccione per i tre giorni successivi all'ultimo giorno di lavoro.
Può darsi che questo sia solo uno sfogo, ma dopotutto questo è il mio blog, e non c'è niente di male se lo uso un po' come diario.