venerdì 8 maggio 2009

La Festa del Crocifisso a Castano Primo


A Castano Primo (MI) si svolge in questa settimana la celebrazione del s. Crocifisso. La poderosa scultura lignea del Cristo morto viene fatta trasmigrare da una chiesa parrocchiale all'altra – sono due in tutto – in varie tappe nei rioni della cittadina. Le processioni durano una settimana, divise in tappe. Gruppi di 14 persone tra uomini e donne si avvicendano nel trasporto della pesante reliquia, ognuno per un tratto di una settantina di metri. Intanto la gente accodata prega o chiacchiera, molto silenziosamente. Le strade sono addobbate in pompa magna, con migliaia di bandierine porpora con impresso il logo del crocifisso, le luminarie di natale meno natalizie, i lumini bianchi o rossi lungo le cinte e i cancelli o i marciapiedi, alcuni altari preparati da cittadini volenterosi, i gigli bianchi finti. Poi ci sono le "porte", purtroppo non stravaganti come in passato, che segnano l'entrata nei vari rioni. E naturalmente gente alle finestre, ai balconi, ai lati delle strade.
Conclusa la tappa giornaliera, il crocifisso viene lasciato "dormire" nelle strutture designate, vegliato da volontari fino alle 6 della mattina, quando riprende la liturgia.
Tutto questo si ripete ogni venticinque anni.

Alcuni pensano che forse è l'ultima festa del crocifisso che vedranno. Alcuni a vent'anni è la prima che vedono. Alcuni ne hanno già viste tre o quattro. Alcuni quando la rivedranno saranno ultracinquantenni, e oggi sono studenti universitari con un'idea vaga del futuro (io!). Il parroco della parrocchia Madonna dei Poveri è la prima volta che la vede.
Il crocifisso è un modo infallibile di scandire il tempo in modo molto chiaro e netto. Ma non solo.
Si possono ammirare i cambiamenti di una piccola comunità: ai lati delle strade e affacciati alle finestre ci sono i volti esotici, incuriositi e seri, dei nuovi cittadini castanesi: i pachistani, i bangladesi e i magrebini che riempiono la vita di piazza ormai disertata dai cittadini originari o acquisiti da due o tre generazioni. Loro non c'erano venticinque anni fa. Chissà cosa pensano di questa manifestazione? Forse per loro gli italiani, i castanesi sono tutti matti. Oppure sono contenti di trovarsi in questo silenzioso momento di folklore locale e lo raccontano ai parenti lontani con un pizzico di divertito interesse.
E poi: che memoria a lungo termine è necessaria per mantenere le motivazioni a celebrare qualcosa a cui si è pensato un quarto di secolo prima per l'ultima volta? Ma forse proprio questo è interessante, forse un po' è proprio la Storia che viene celebrata, il trascorrere del tempo, il mantenimento di una consuetudine la cui origine si smarrisce nell'incertezza  e nella leggenda. Si dice che il Cristo che sta su questa croce abbia protetto i castanesi dalle cannonate degli austriaci, e anche che li abbia salvati dalla siccità; forse è stato sottratto alla chiesa di un paese vicino, o forse l'ha portato il fiume (Ticino).
E' comunque un'esperienza straordinaria, che scuote la vita sonnacchiosa della cittadina per una settimana intera, senza contare i preparativi e l'organizzazione di ogni cosa. E poi per ventiquattro anni ognuno torna alle proprie case, e a ricordare l'ultima Festa del Crocifisso.