venerdì 27 aprile 2012

Le galline sospese

Ho chiesto al mio fidanzato di raccontarmi una storia, e lui ha attaccato con certi galli spaziali giunti ad un raffinatissimo livello di tecnologia militare, ma che non si ricordavano più a che cosa servissero tutti quegli aggeggi. Così tristemente vagavano nell'oscurità infinita dell'universo smemorati e senza futuro. Ora uno di quei galli deve essersi precipitato da queste parti. Anzi, una gallina. Già da ieri sentivo rumori strani nello sgabuzzino, e oggi ho trovato tutte le cacchine in giro. Ne ho seguito le tracce fino ai piedi del letto, faccio per chinarmi a sbirciare di sotto ed ecco che una rossa pennuta mi saluta con un raffinato e per nulla turbato coccodè. La mia reazione è stata naturalmente di chiederle che cosa ci facesse lì e lei ha dispiegato una zampetta per volta e si è trascinata fuori. Trovatasi al mio cospetto, si è accovacciata e con un sospiro ha cominciato a spiegarmi: – Siamo rimasti senza memoria, disponiamo di cose che non conosciamo e ci sentiamo ovattati e incapaci. Per questo non abbiamo nemmeno voglia di capire che cosa ci succede intorno, non abbiamo interesse per nessuno e per niente e tantomeno per la comunità. Dato che non abbiamo un territorio dotato di forza gravitazionale, non ci rimane alcuna ragione per stare insieme e lentamente stiamo morendo tutti. E' stato difficile rendersene conto, data l'apatia generale, ma ecco.. ho fatto un sogno. Ho sognato questa casa. Ho sognato la tua memoria di galline e pollai e mi sono lasciata precipitare qui. Tornerò con un reportage strepitoso e salverò i miei polli!– 
Ero toccata dal racconto della cara avicola, e sentii davvero un moto grosso di solidarietà. Ma come, come potevo aiutarla?
–Cara gallina, mio nonno aveva un pollaio e avevamo sempre uova fresche. Ricordo nettamente solo un episodio: mi avvicinavo ad una di voi con la mia bicicletta di bambina, poi ricordo il dolore di una beccata e l'immagine della bici a terra ed io a distribuire la mia incredulità fra la mia mano e quella violenta. Da allora credo che smisi di amare le galline. Ma pare che siate buone per il brodo. Ecco, se vuoi scrivi questo.–
– Dunque è così? Voi mangiavate le nostre uova! Voi ci bollivate in pentola per raffinare dell'acqua calda! Voi ci chiudevate in un recinto! Voi non ci amavate! Dev'essere davvero per questo che siamo scappate dal pianeta. E forse il nostro orgoglio e voglia di vendetta deve averci spinto a costruire quegli aggeggi, che sono come dei moltiplicatori di beccate. Ahi che dolore! Che dolore!–
La gallina balzò in piedi, tentò un volo, poi tornò giù; ringraziò per le informazioni, poi fece qualcosa come una grossa scoreggia e disparve. Ma il pollaio dei cieli si era già mobilitato: un furibondo e minaccioso schiamazzo si levava dal gruppo. Eccoli ora tutti disporsi in file, in colonne, in squadroni; eccoli ora marciare silenziosamente pestando i piedi nel vuoto, giù, verso la Terra.
Ecco che si compiva la vendetta del Pollame, che con una troppo facile battaglia (nessun governo li prese sul serio e nessuno si decise a fare qualcosa), vinse sugli Uomini e instaurò il suo Regno.

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